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Regionali e Flotilla

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Fra le elezioni regionali e il caso Flotilla. C’è un elemento, più di ‘sistema’, che si va delineando e riguarda segnatamente il sinistra-centro: la disconnessione sentimentale e politica tra il ‘campo largo’ (qualunque cosa significhi) e il Quirinale

Regionali

Regionali e Flotilla

Fra le elezioni regionali e il caso Flotilla. C’è un elemento, più di ‘sistema’, che si va delineando e riguarda segnatamente il sinistra-centro: la disconnessione sentimentale e politica tra il ‘campo largo’ (qualunque cosa significhi) e il Quirinale

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Regionali e Flotilla

Fra le elezioni regionali e il caso Flotilla. C’è un elemento, più di ‘sistema’, che si va delineando e riguarda segnatamente il sinistra-centro: la disconnessione sentimentale e politica tra il ‘campo largo’ (qualunque cosa significhi) e il Quirinale

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AUTORE: Carlo Fusi

I fiumi d’inchiostro e le valanghe di parole che tracimano dai risultati delle Marche, dove ha vinto il destra-centro, sono destinati a proseguire con la Calabria e di seguito con Campania, Toscana e Puglia. Tornate elettorali che qualcuno, con scarso senso del ridicolo, ha paragonato alle elezioni di midterm americane e che presumibilmente finiranno in un pareggio 3 a 3. Il che consentirà alla maggioranza di governo di affermare che gli elettori sono ancora con loro e all’opposizione di sinistra-centro di continuare a sognare una rivincita nel 2027.

Elezioni regionali, inchiostro e parole che non possono però nascondere il dato politico-sociale più importante

Inchiostro e parole che non possono tuttavia nascondere il dato politico-sociale più importante. E cioè che lo schema che s’inventò Silvio Berlusconi nel 1994, ossia mettere insieme tutto e il contrario di tutto pur di sbarrare la strada alla gioiosa macchina da guerra occhettiana. Meccanismo copiato a larghe mani dalla sinistra negli anni successivi fino alla débâcle marchigiana e tuttavia confermato in vista delle prossime politiche.

A proposito di Regionali (e non solo), quello schema è ormai esangue

La realtà è che quello schema è ormai esangue, ha esaurito – per un usare un linguaggio del Novecento – la sua spinta propulsiva. Vale per entrambi gli schieramenti che al massimo (e neppure sempre o in toto) riescono a mobilitare i propri aficionados, i ‘curvaroli’ stipati di qua e di là: e in questo la destra, che appunto detiene il copyright, si dimostra sempre la più brava. Detto in altri termini: se la competizione si riduce a puro scontro fra ‘odiatori’, la sinistra è destinata a soccombere. È una lezione che viene dalla storia del Paese ma che risulta sciaguratamente rifiutata.

Ma soprattutto – ed è l’elemento più inquietante – quello schema non appassiona più gli elettori, che infatti disertano alla grande le urne. A livello amministrativo siamo ormai al 50% che non va a votare; a livello nazionale ci avviciniamo a grandi passi verso quel davvero poco lusinghiero traguardo. Bene: importa a qualcuno?

Non solo regionali. Ma c’è anche un altro elemento più di ‘sistema’

Ma c’è anche un altro elemento, più di ‘sistema’ diciamo, che si va delineando e riguarda segnatamente il sinistra-centro: la disconnessione sentimentale e politica tra il ‘campo largo’ (qualunque cosa significhi) e il Quirinale. Si tratta di un dato decisivo ancorché, strumentalmente, poco esplorato. La conferma è avvenuta riguardo alla Flotilla in mare verso Gaza. Mattarella, uscendo inusualmente allo scoperto, ha lodato l’iniziativa sotto il profilo umanitario ma ha ammonito i promotori a non forzare la situazione e ad aderire alla procedura di stop a Cipro e di presa in carico da parte della Chiesa cattolica delle vettovaglie per i martoriati palestinesi. I promotori hanno, più o meno cortesemente, rispedito al mittente la proposta. C’era da aspettarselo e ora che le navi si avvicinano a Gaza si tratta di capire come va a finire.

Tuttavia ciò che stupiscono sono, al di là degli omaggi di routine, l’alzata di spalle e la sostanziale indifferenza mostrata da Pd, M5S e Avs. Dire «Tocca agli equipaggi decidere», come è stato fatto, squaderna un atteggiamento pilatesco e sconsiderato: di fronte a una presa di posizione del Colle un partito, qualunque sia la sua collocazione in Parlamento, ha il dovere di dire se sia d’accordo o meno. E se lo è deve intimare ai suoi rappresentanti imbarcati di tornare indietro. Se non lo fa significa che rigetta la mediazione quirinalizia, in buona sostanza delegittimando l’istituzione stessa. Una scelta non soltanto incomprensibile ma del tutto deleteria.

Distanziarsi dal capo dello Stato su un fronte così delicato testimonia di un vuoto di comprensione politica

Distanziarsi dal capo dello Stato su un fronte così delicato testimonia di un vuoto di comprensione politica che lascia allibiti. Continuando a teorizzare la dimensione “Tutti uniti contro”, Dario Franceschini ha chiamato a coorte il sinistra-centro dinanzi allo spauracchio che Giorgia Meloni possa salire al Quirinale. Ma se è lo stesso sinistra-centro a spezzare il filo del rapporto col Presidente, quell’allarme perde di significato e può tranquillamente dalla destra essere rovesciato sullo schieramento opposto. Come quelli che producono polpette avvelenate e poi le mangiano.

di Carlo Fusi

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