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Spaziare, Meloni a Mar-a-Lago e Starlink di Musk

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La partita politica più rilevante, nei rapporti fra Italia e Stati Uniti, è ora quella relativa all’ipotesi che si usi la rete satellitare di Starlink, proprietà di Musk. Il viaggio di Meloni a Mar-a-Lago

Starlink Musk

Cercare spazi (e visibilità) è normale. Farsi spazio è meritorio. Ma spaziare al punto da esporsi a qualche pericolo spaziale è un azzardo che può costare caro. La partita politica più rilevante, nei rapporti fra Italia e Stati Uniti, è ora quella relativa all’ipotesi che si usi la rete satellitare di Starlink, proprietà di Elon Musk. Una partita esclusivamente politica che, sia detto da chi detesta i sovranismi, riguarda proprio una questione di sovranità, con implicazioni militari. E che, forse solo sfortunatamente, si svolge nel mentre il capo del Dis (Dipartimento informazioni sicurezza) rassegna assai irrituali dimissioni.

Sono questioni legate al viaggio della presidente del Consiglio a Mar-a-Lago, quindi torniamo a quella decisione, che noi abbiamo appreso assieme al ministro degli Affari esteri. Ha ragione Meloni quando dice che l’Italia ha rapporti con gli Stati Uniti e non con questo o quel presidente. Quei rapporti sono codificati e stabili dalla fine della Seconda guerra mondiale, anche se ogni volta sembra quasi che si debba scoprire l’America. Ci sono cose che (passando il tempo) fanno anche tenerezza, come l’idea che il presidente Kennedy avesse premura di ricevere i consigli economici di Fanfani. Dirsi protagonisti, pontieri, amici speciali e via andando è una sceneggiata a scopo dialettale. Amen.

Sulla questione Sala è stato ottenuto il possibile, ovvero far trapelare alla stampa (“The New York Times”) che Meloni aveva «premuto aggressivamente». Sanno e sappiamo tutti che si negozierà e prima del 20 gennaio non è un affare diretto di Trump. Epperò nessuno può essere così ingenuo da credere che la sorte dell’iraniano arrestato sia soltanto una faccenda di carte bollate fra Usa e Italia. La credibilità di un Paese è in gioco anche se ciò avviene con il consenso di altri. Piuttosto: dal Dis si lavora al coordinamento delle due agenzie di intelligence (Aise e Aisi, sicurezza esterna e interna) e qualcosa lascia supporre che una abbia agito a insaputa dell’altra, con relativi riflessi sul disallineamento informativo nel governo.

Mentre su un giornale americano si faceva uscire un’indiscrezione comoda per il governo, su un’agenzia (“Bloomberg”) se ne faceva uscire una scomoda: l’Italia userà Starlink per le comunicazioni governative e militari; le cose sono tanto avanti da conoscere già il prezzo, che è di 1,5 miliardi. Il fatto è che nei giorni precedenti la Commissione europea aveva annunciato il potenziamento della rete satellitare europea e già esiste il sistema Iris per le comunicazioni criptate. Tutto si può migliorare, ma dire da una parte che si vuole un sistema integrato di difesa europea e andare dall’altra a mettere le comunicazioni della propria su una rete negoziata in proprio e in amicizia politica sono cose contraddittorie. Vabbè che la specializzazione degli antieuropeisti è sempre stata quella di impedire quello di cui poi si lamenta l’assenza, ma occhio a non esagerare quando si è al governo.

In quanto a Starlink, capisco la voglia di buttarla in caciara e discutere delle cose che dice il suo proprietario Musk. Facile dividere gli estimatori del suo uso di stupefacenti e di uteri in affitto da quelli che prediligono l’immigrato contro l’immigrazione, ma con tutto il rispetto questo è folklore. Quelle che contano sono due cose: a. una spiccata tendenza a ingerirsi negli affari interni di altri Paesi, cosa rispetto alla quale la sua preferenza per l’estrema destra è solo un dettaglio cromatico; b. il fatto che dopo avere messo a disposizione degli ucraini la rete Starlink, nel corso della guerra, ha minacciato di bloccarla. Vi pare il posto migliore dove andare a far circolare le comunicazioni governative e difensive criptate?

Il governo Meloni ha una encomiabile posizione atlantista, ma l’interesse di noi europei è che l’atlantismo cammini assieme all’europeismo e quella scelta creerà molti problemi. Il che incuriosisce sul perché Belloni, capo del Dis, se ne vada ad appena cinque mesi dalla fine del mandato.

di Davide Giacalone

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