
Barbaro autoritratto
La tecnologia usata come arma. Questa nuova frontiera del voyeurismo di guerra è l’ennesimo fil rouge che lega quanto visto in Israele a ciò che da 20 mesi si vive in Ucraina
| Esteri
Barbaro autoritratto
La tecnologia usata come arma. Questa nuova frontiera del voyeurismo di guerra è l’ennesimo fil rouge che lega quanto visto in Israele a ciò che da 20 mesi si vive in Ucraina
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La tecnologia usata come arma. Questa nuova frontiera del voyeurismo di guerra è l’ennesimo fil rouge che lega quanto visto in Israele a ciò che da 20 mesi si vive in Ucraina
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La tecnologia usata come arma. Questa nuova frontiera del voyeurismo di guerra è l’ennesimo fil rouge che lega quanto visto in Israele a ciò che da 20 mesi si vive in Ucraina
Lviv – Nel suo ultimo intervento in video (visibile sul sito de “La Ragione”), Davide Giacalone evidenzia l’impiego delle bodycam come vere e proprie armi in mano ai terroristi di Hamas, che le usano per aumentare la realtà di crimini già efferati con l’angoscia del ricatto e la minaccia di sofferenze atroci.
Per quanto macabro sia vedere una testa mozzata, partecipare agli spasmi del malcapitato vivendo ogni interminabile secondo della sua agonia costituisce infatti l’elevamento a potenza d’un tormento palpabile assurto a monito.
Questa nuova frontiera del voyeurismo di guerra è l’ennesimo fil rouge che lega quanto visto in Israele a ciò che da 20 mesi si vive in Ucraina.
Strumentalizzando il fondamentalismo islamico, anche le brigate Akhmat di Ramzan Kadyrov amano infatti riprendersi con smartphone e bodycam mentre compiono misfatti orripilanti.
Le truppe ‘V’ sono ben note in Ucraina per la brutale violenza con cui stuprano, ammazzano e mutilano chiunque gli si pari di fronte, senz’alcun riguardo per bambini, donne e anziani. Soprannominati ‘soldati TikTok’, i ceceni comandati dal ‘macellaio di Grozny’ non sono in realtà granché bravi a combattere -anzi, rifuggono spesso le situazioni più pericolose mandando avanti altri ‘figli d’un Dio minore’- quanto lo sono invece nel trasmettere in streaming sul social network cinese ingressi scenografici nelle città distrutte e inutili mattanze. Megafono della propaganda putiniana, TikTok è il palcoscenico di quel teatro del Grand Guignol che vede le brigate Akhmat scaricare interi caricatori in aria, contro alberi o edifici già ‘ripuliti’ da altri, per poi concentrarsi sulla brutalizzazione d’alcuni poveri indifesi.
Così è accaduto a Bucha, Hostomel’, Vorzel’, Borodianka, Irpin’, e così continua a essere in quella parte dei territori occupati in cui le bestie di Akhmat sono lasciate libere di sfogare i loro peggiori istinti primordiali in nome di Allah.
Così è stato ancora pochi giorni fa, quando nella Volnovakha occupata (oblast’ di Donetsk) i criminali ceceni sono entrati a casa d’una famiglia mentre si festeggiava un compleanno per massacrare tutti, inclusi i bimbi piccoli che provavano a pararsi con le coperte a letto.
Rimbalzando tra uno smartphone e l’altro, le loro clip alimentano una guerra mediatica a cui l’Occidente non può che assistere inorridito.
Dopo aver brutalmente pestato in diretta social un proprio coetaneo per aver ‘insultato’ il Corano, il giovane figlio di Kadyrov è stato insignito dalle autorità russe e cecene con diverse onorificenze per il suo evidente ‘impegno per la pace’.
Non più tardi di ieri, il sanguinario leader di Akhmat ha messo nero su bianco il proprio impegno a difendere i ‘fratelli musulmani’ di Hamas impegnati nella striscia di Gaza. Nel post successivo, ha reso noto che i nuovi battaglioni Sheikh Mansur e Baysamgur Benoevskij hanno iniziato ad addestrarsi presso l’accademia delle forze speciali russe.
Altre decine di blindati cinesi generosamente elargiti ai combattenti ceceni saranno dunque marchiate con la ‘V’ dell’operazione militare speciale per essere impiegate in Ucraina.
L’asse del male si rinsalda e trova nel terrore trasmesso in diretta il proprio manifesto.
A riprova di quanto scritto, poche ore fa a Kharkiv il battaglione ceceno West-Akhmat guidato da Rustam Aguev ha aperto il fuoco contro il villaggio ucraino di Morozova Dolyna, distruggendo diverse abitazioni al grido di «Allahu akbar!».
di Giorgio Provinciali
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