app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Israele: la pace e la sicurezza, parla Germano Dottori, consigliere scientifico di “Limes”

“Sono molte le persone desiderose di tornare a casa in sicurezza: circa 70mila cittadini israeliani”. Le parole di Germano Dottori, consigliere scientifico di “Limes”

|

Dopo gli attacchi tramite i cercapersone, Israele non ha lasciato trascorrere molti giorni prima di ufficializzare il prossimo obiettivo: concentrarsi sul Nord del Paese, dove è aperto lo scontro con Hezbollah. Lo hanno dichiarato apertamente il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha parlato di «nuova fase» del conflitto. “The Times of Israel” riferisce che le forze di difesa israeliane (Idf) dispiegheranno la 98° Divisione nell’area a Sud del Libano, dopo mesi di operazioni nella Striscia di Gaza. «Non ci siamo dimenticati degli ostaggi e non abbiamo dimenticato i nostri compiti nel Sud» ha detto Gallant, precisando che entrambe le operazioni potranno essere portate a termine «contemporaneamente».

Germano Dottori, consigliere scientifico di “Limes”, spiega che «è certamente possibile che Israele opti per l’effettuazione nel Libano meridionale di operazioni militari (anche di terra, dopo i violentissimi bombardamenti delle ultime quarantott’ore, ndr.), anche perché Netanyahu si trova nella necessità di normalizzare la situazione delle decine di migliaia di abitanti che il governo di Gerusalemme ha dovuto sgomberare dalle zone della Galilea a ridosso del confine. Sono molte le persone desiderose di tornare a casa in sicurezza: secondo lo stesso Netanyahu, parliamo di 70mila cittadini israeliani. Molto dipenderà da come Hezbollah reagirà al colpo appena subìto. Israele potrebbe infatti anche esser riuscito a stabilire una forma di dissuasione nei confronti del Partito di Dio libanese, che però è stato umiliato e dovrà fare qualcosa per restaurare in qualche modo il proprio prestigio». L’analista aggiunge: «L’impressione è che la difesa israeliana si stia preparando ad affrontare la contromossa delle milizie sciite libanesi. L’intensità che avrà sarà decisiva per i futuri sviluppi ulteriori. Il processo di pace, dunque, in questo momento appare più che mai fermo».

Dottori prosegue ricordando che «da quando è sorto Israele ha un obiettivo fondamentale, di natura esistenziale: sopravvivere in un ambiente che gli è ostile, offrendo agli ebrei che ci vivono e a tutta la diaspora un rifugio sicuro. Fino a qualche anno fa si riteneva che la superiorità militare e il possesso di un arsenale nucleare sofisticato fossero garanzie sufficienti. Il 7 ottobre ha scosso questa certezza. Israele sta ora cercando di ristabilire la dissuasione a Gaza, con una campagna pesante nella quale stanno purtroppo perdendo la vita anche tanti civili innocenti. In Libano gli israeliani stanno agendo con strumenti da ‘guerra ibrida’, non solo convenzionale, che hanno preso di mira individualità note, portando a termine l’incredibile operazione dei cercapersone e poi con massicci interventi aerei. Se ciò sarà efficace è presto per dirlo. Certamente lo Stato ebraico non poteva rimanere inerte. Una cosa simile era accaduta agli Stati Uniti dopo l’11 settembre».

La nuova fase del conflitto passa anche dalla ‘guerra psicologica’, come ha lasciato intendere ancora Gallant, affermando che Israele «dispone di molte più risorse» di quelle utilizzate finora. Dottori osserva che la politica internazionale vive una fase di sospensione collegata alle elezioni americane: «Tutti gli attori che contano sono in attesa di sapere chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Trump e Harris sono portatori di visioni e interessi diversi. E in Medio Oriente gli Stati Uniti sono ancora in grado di svolgere un ruolo molto importante. Bisogna quindi aspettare». E capire che atteggiamento assumerà l’Iran. «Il problema in sostanza è tutto qui: in quella sfortunata regione si confrontano ancora concezioni della pace inconciliabili. La sfida è farle convergere, com’è accaduto con l’Egitto e la Giordania. La guerra non è un destino inevitabile. Ma occorreranno tempi lunghi».

di Eleonora Lorusso

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI