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Sinner e il pregiudizio

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La reazione sfrenata dell’opinione pubblica, dopo la notizia dell’assoluzione del n. 1 al mondo Jannik Sinner, insegna tre cose

Assoluzione Sinner

Sinner e il pregiudizio

La reazione sfrenata dell’opinione pubblica, dopo la notizia dell’assoluzione del n. 1 al mondo Jannik Sinner, insegna tre cose

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Sinner e il pregiudizio

La reazione sfrenata dell’opinione pubblica, dopo la notizia dell’assoluzione del n. 1 al mondo Jannik Sinner, insegna tre cose

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Il tennis ha perso una parte del suo candore, con le strette di mano a fine partita e i sorrisi tra giocatori, in una cornice di apparente rispetto. Il caso Sinner va esaurendo il potenziale devastante del pettegolezzo compulsivo, al quale hanno partecipato i bene e, soprattutto, i male informati.

La dialettica che si è generata ha rivelato alcuni temi attuali, primo dei quali legato alla necessità di polarizzare ogni questione, estremizzando le convinzioni e aumentando il credito dell’approssimazione.

La seconda questione rivela che le istituzioni non vengono più percepite come attendibili e, per partecipare alla mischia, si è invitati a prendere una posizione netta o comunque scettica, a prescindere dalle informazioni a disposizione. Sinner è stato trovato positivo, in modo infinitesimale e ha subito una sospensione provvisoria. Lo staff ha ricostruito l’origine del danno e compreso la ragione della contaminazione “involontaria”, così è stato fatto un appello d’urgenza. Normalmente per risalire al principio di una contaminazione ci vuole un periodo di indagini, qui invece la ricostruzione è stata precisa e quasi immediata.  La sospensione automatica è stata ridotta a soli tre giorni e le indagini hanno portato alla sentenza comunicata a ferragosto, che ha portato all’assoluzione del tennista, con relativa sottrazione di punti e montepremi del torneo di Indian Wells, perché, in funzione ad un principio di responsabilità oggettiva, una violazione è comunque avvenuta, Sinner è responsabile del suo corpo e del suo team.

Dal momento in cui è stato comunicato il fatto sono partite domande legittime sul riserbo mantenuto e la procedura, ma anche un numero infinito di speculazioni. Ai fatti dichiarati in troppi hanno voluto aggiungere una personale indicazione sulla direzione della verità, aggiungendo sospetti di benevolenza e parzialità a favore di Sinner. 

Alcuni tennisti, pur senza conoscere a fondo la questione, si sono lanciati in conclusioni ambigue, agitando la bandiera della diffidenza e persino della malafede. Un’assenza di rispetto per la verità e per l’uomo Sinner, perché il dubbio alimenta i pettegolezzi. E’ sufficiente aggiungere altre domande capziose e il gioco è fatto.

Nelle 33 pagine della sentenza la maggior parte delle questioni poste successivamente è stata affrontata, ma gli scettici hanno rilanciato con ulteriori congetture, aggiungendo che è una forma di difesa contro il pensiero unico e dunque del mainstream. Se c’è un’altra verità, ufficiale e soppesata. va tenuta in considerazione ma se a qualunque certezza raggiunta attraverso un procedimento, realizzato con il lavoro di esperti si oppongono sensazioni, esperienze personali e si omette che le differenze tra i casi esistono, significa che la verità che conta è solo quella del pregiudizio.

L’ormai ex tennista Nick Kyrgios, ex fidanzato dell’attuale compagna di Sinner, ha iniziato una campagna di discredito molto aggressiva verso Jannik, sfiorando la diffamazione.

I social hanno fatto il resto.

Un terzo e ultimo elemento di questa vicenda si conclama nella mediocre necessità di ridimensionare chiunque, a costo di esasperare in modo disonesto le cose.

L’evidenza del personaggio Sinner sta nella sua compostezza e in un’educazione segnalata da tutto il circuito. La preda perfetta per chi crede in un’umanità senza vertici, priva di esempi, definibile solo nella sua ordinarietà. Smitizzare chiunque, meglio se un rivale o è diverso da loro. La più bassa forma di mediocrità che una parte dell’attuale umanità mette in atto sistematicamente. Oggi Sinner, domani un altro.

di Lapo De Carlo

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