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Pontida Salvini

Opposti e alleati

Sul pratone di Pontida è nata la “Santa Alleanza dei Popoli europei” battezzata da Matteo Salvini in compagnia di Viktor Orbán, Geert Wilders e tanti altri

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Sul pratone di Pontida è nata la “Santa Alleanza dei Popoli europei” battezzata da Matteo Salvini in compagnia di Viktor Orbán, Geert Wilders e tanti altri

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Sul pratone di Pontida è nata la “Santa Alleanza dei Popoli europei” battezzata da Matteo Salvini in compagnia di Viktor Orbán, Geert Wilders e tanti altri

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Sul pratone di Pontida è nata la “Santa Alleanza dei Popoli europei” battezzata da Matteo Salvini in compagnia di Viktor Orbán, Geert Wilders e tanti altri

I principali quotidiani fanno sapere che domenica, sul pratone di Pontida, è nata la “Santa Alleanza dei Popoli europei”, battezzata da Matteo Salvini in compagnia di Viktor Orbán, Geert Wilders e altri stravaganti compagni di viaggio che amano la Ue al pari di un’epidemia di dengue. Bene anzi no: male, ma andiamo avanti. In un’intervista a “la Repubblica” Lucio Malan, capogruppo di FdI al Senato, spiega che la recente vittoria del partito d’estrema destra Fpö non significa che il 30% degli austriaci siano diventati nazisti ma che tuttavia «alcuni dirigenti hanno detto cose inaccettabili». E poiché a Pontida sul palco esultavano rappresentanti proprio di quel partito, «erano ospiti della Lega e ognuno sceglie gli ospiti che preferisce». Inaccettabili compresi, se ne deduce.

Per carità di Patria, mettiamo in un canto – senza tuttavia arretrare di un millimetro nella condanna di certi abominevoli atteggiamenti: in Fpö quegli slogan ci sono e vengono gridati – la questione del nazismo. Il fatto invece che esistano posizioni «inaccettabili» che trovano accoglienza e piena cittadinanza nelle manifestazioni di un partito alleato non può passare sotto silenzio. Se sono inaccettabili, non si può governare assieme a chi quelle posizioni sostiene. E non solo per il (presunto) nazismo, quanto per il discrimine fondamentale della presenza in Europa o no.

Le posizioni antieuropeiste del Carroccio e filo Putin di Salvini sono note e accertate: come ci si può convivere senza battere ciglio? Delle due l’una: o la presidente del Consiglio (e Tajani pour cause) sconfessa il suo alleato su un crinale decisivo e arriva a un chiarimento definitivo, oppure l’adesione alle posizioni di Bruxelles sull’Ucraina e sul resto è di facciata e l’Italia, come purtroppo alcuni segnali potrebbero lasciar intendere, si appresta a uno sganciamento con conseguenze tutte da verificare e capaci di svellere Roma dalla posizione in politica estera perseguita dal dopoguerra a oggi.

Insomma, ancora una volta si conferma che la maggioranza di centrodestra è attraversata da divaricazioni fortissime e fondamentali e che fare spallucce vuol dire ingannare i cittadini. Bell’e pronta c’è la rimbeccata: forse che nell’opposizione non esistono lacerazioni altrettanto se non più profonde? Non è forse vero che tra il Pd da un lato e M5S e Avs dall’altro sugli stessi temi è un dialogo tra sordi? Ebbene, non soltanto è vero: è verissimo. Ma questo non può diventare un alibi per far sì che quelle contraddizioni vengano messe sotto al tappeto. Non esiste una giustificazione del tipo «Noi siamo divisi ma gli altri pure» per far finta di nulla. Altro che alibi: è una aggravante non una esimente.

Ed è il vero nodo che strozza alla gola il Paese. Il fatto cioè che vengano presentate agli elettori due coalizioni che non esistono, frutto solo delle convenienze numeriche di questo o l’altro schieramento e delle logiche di potere che sottendono. Invece di parlare con un linguaggio di verità, mettendo quelle contraddizioni sotto i riflettori e cercando di trovare laddove possibile antidoti credibili, i partiti di (centro)destra o di (centro)sinistra fanno a gara nel nasconderle o minimizzarle. Col risultato che uno dei due aggregati alternativamente prevale nelle urne ma poi inesorabilmente non governa ed è destinato a sfaldarsi.

La vera cosa inaccettabile è questa, ma viene considerata secondaria. Nessuno scandalo perciò se oramai la metà degli aventi diritto diserta i seggi e addirittura nelle consultazioni amministrative i votanti si riducono a un terzo. Cosa dovrebbero scegliere gli italiani, sapendo che è tutto un gioco di ombre senza solidità? Il risultato è che a votare ci vanno soltanto gli ultrà dell’uno o dell’altro versante, ai quali di governare l’Italia non interessa: quel che conta è annichilire l’avversario. Pessima prospettiva.

di Carlo Fusi

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