Ancora tanta libidine da dare, parla Jerry Calà
Jerry Calà, uno dei protagonisti indiscussi della comicità italiana, ci parla del suo nuovo film “Chi ha rapito Jerry Calà?” e non solo: amicizie, ricordi e tanta “libidine”

Ancora tanta libidine da dare, parla Jerry Calà
Jerry Calà, uno dei protagonisti indiscussi della comicità italiana, ci parla del suo nuovo film “Chi ha rapito Jerry Calà?” e non solo: amicizie, ricordi e tanta “libidine”
Ancora tanta libidine da dare, parla Jerry Calà
Jerry Calà, uno dei protagonisti indiscussi della comicità italiana, ci parla del suo nuovo film “Chi ha rapito Jerry Calà?” e non solo: amicizie, ricordi e tanta “libidine”
Che Natale sarebbe senza una spensierata commedia all’italiana, scanzonata e disimpegnata? Il 24 dicembre, sulle principali piattaforme streaming, uscirà “Chi ha rapito Jerry Calà?”, scritto e diretto da uno dei protagonisti indiscussi della comicità italiana. Per la sua settima prova alla regia, Jerry Calà ritorna sugli schermi dopo l’infarto che lo aveva colto nella primavera scorsa proprio durante le riprese, a Napoli. Ora che è riuscito a portarlo a termine, con questo film celebra la vita e l’amicizia: «Ho veramente avuto la dimostrazione del grande affetto che mi circonda: da Sergio Assisi, attore di estrema bravura, a Clementino, il re del rap partenopeo che mi ha regalato il brano “S’anno arrubate a Jerry Calà”. E poi certo Mara Venier, che mi è sempre stata vicina» racconta.
Il film è stato girato fra il Molise, Ischia e Napoli, una città a cui si dice legatissimo: «Mi ha salvato la vita» spiega riferendosi al tempestivo intervento dei medici. «Ma va detto anche che gli attori napoletani hanno una marcia in più, una musicalità eccezionale».
La trama? Un’improbabile banda di novelli criminali decide di rapire Jerry Calà (che interpreta sé stesso) per chiedere un riscatto, ma qualcosa andrà storto. Un mix di elementi tipici della commedia classica di una volta, nei temi così come nelle musiche: «Volutamente rimandano a quelle dei polizieschi degli anni Settanta. Era un mio desiderio tornare indietro, volevo che il film fosse molto divertente ma anche molto vero» spiega l’attore catanese di nascita e veronese di adozione.
Proprio quest’anno ricorrono i 40 anni di “Vacanze di Natale” dei fratelli Vanzina, il primo capitolo di una saga diventata ormai una tradizione natalizia collettiva, tutta italiana. Il cinema gli rende omaggio con una speciale proiezione di un solo giorno, il prossimo 30 dicembre, in versione rimasterizzata e restaurata. Ma quelli erano altri tempi. Di quella libertà espressiva Calà ha un ricordo vivido e nostalgico: «Negli anni Ottanta andavamo allo sbaraglio, dicevamo quello che ci passava per la testa e nessuno si offendeva. Oggi è cambiata la sensibilità e la rispetto. Tuttavia la commedia italiana ha ancora il potere di risollevare le sorti dell’intero settore e sarei ipocrita nel dire che questa tendenza non condiziona il mio e nostro lavoro» aggiunge riferendosi ad altri colleghi come Carlo Verdone che hanno lamentato una situazione a volte paradossale, per cui si ride sempre meno.
Jerry Calà, che nella sua lunga carriera non ha mai voluto alterare sé stesso pur di piacere a tutti, ha le idee chiare: «Bisognerebbe iniziare a fregarsene degli haters. Il mio sketch con i due ragazzi gay in “Vacanze in America” (1984) oggi farebbe gridare allo scandalo. Ma la verità è che fa ridere lo stesso, anche a decenni di distanza». Fra nostalgie e sogni per il futuro, Calà resta un’icona di una comicità sregolatamente sincera. Così, quando gli chiediamo qual è la situazione che più di ogni altra riesce a fargli esclamare il suo classico «Libidine!», risponde così: «Parlare con mio figlio di cinema e vederlo così appassionato del lavoro di suo padre. Mi commuovo».
di Raffaela Mercurio
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